Il ruolo dell'università nella società contemporanea sta vivendo una profonda trasformazione; come organizzazione avverte la responsabilità di adeguarsi al cambiamento sapendo di rappresentare un asset strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese (Piano Strategico UniMi, 2025-2030). In particolare è chiamata a stringere alleanze con il mondo professionale anche alla luce delle ultime riforme che richiedono di valorizzare le competenze acquisite non solo attraverso l'apprendimento formale (scuola e università) ma per mezzo di quello non formale e informale al fine della loro individuazione, validazione e certificazione in modo condiviso e trasparente fra tutti gli attori implicati nei processi formativi (Decreto ministeriale n. 115 del 9 luglio 2024). In riferimento all'assunto presentato la formazione universitaria non è più considerata solo in termini di adeguamento culturale ma è volta alla promozione nei discenti (giovani e adulti) dell'agency in termini di «competence to act» (Costa, 2018), di una nuova forma mentis (Gardner, 2006) atta a capacitarli come cittadini attivi, individui critici, risolutori di problemi (Coggi & Ricchiardi, 2018; EUA, 2019; Fabbri & Romano, 2018; Fedeli, Grion & Frison, 2026; Tore, 2024) e finalizzata alla gestione più adeguata possibile della vita personale e professionale di ciascuno. Attraverso la formazione universitaria i discenti possono accrescere non solo le conoscenze che si compongono «di fatti, cifre, concetti, idee, teorie già stabiliti e che forniscono le basi per comprendere un certo settore o argomento» ma anche abilità che «si presenta[no] come presupposto per essere capaci di eseguire processi ed applicare le conoscenze» e «competenze [che] rappresentano la disposizione di atteggiamenti e mentalità per agire o reagire a idee, persone o situazioni» (Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, 2018, p. 7).
Alla luce del quadro presentato esiste un rapporto bidirezionale sempre più forte tra università e mondo del lavoro considerando che le competenze richieste stimolano la definizione della ricerca e anche dell’offerta didattica. Le aziende, dal canto loro, sono alla ricerca di persone di valore; cercano di capire come attrarle (strategia di talent attraction) e, nel contempo, riflettono su come possano adoperarsi per integrarle nell' ambiente di lavoro e assicurarsi, in ottica di retention, che non abbandonino l’organizzazione per esplorare altre opportunità (Barretta et al., 2024). Come mette in evidenza il Manifesto degli studi a. a. 2025/26 i laureati in Scienze filosofiche sono in grado di assumere ruoli di responsabilità gestionale e di coordinamento nella pubblica amministrazione, nelle realtà aziendali private nazionali e/o internazionali ricoprendo ruoli strategici, organizzativi e comunicativi nell'ambito della selezione e dello sviluppo delle risorse umane, della comunicazione, delle relazioni interaziendali e dell'elaborazione culturale, predisporre contenuti promozionali e redigere testi destinati al marketing. Per questo motivo come risorse umane formate destano interesse per il recruiting delle aziende attirate dal loro background, richiedendo però più certezze in merito alla loro consapevolezza rispetto alla scelta del lavoro.
Il laboratorio come metodo didattico si inserisce in questa prospettiva avendo un proprio tratto distintivo rappresentato dall’esperienza di apprendimento come ricostruzione attiva del discente (Castoldi, 2022). In particolare il laboratorio dal tema ''Creatività e innovazione nel mondo del lavoro'' che afferisce al corso di Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche si muove su un doppio binario: 1) è volto ad implementare per studenti e studentesse la capacità metacognitiva da spendere in ambito professionale; 2) vuole rappresentare il momento di pre- formazione per studenti e studentesse che frequenteranno i tirocini orientati alla pratica lavorativa.
- Docente titolare: Raffaela Tore